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ALIENIDE: UNA MOSTRA AL DI LA' DEL TEMPOdi Marco FornariIl giorno 10 aprile è stata inaugurata a Milano, presso la United Arts di via Borsieri 12, "Alienide, la prima mostra per le civiltà transtemporali" dell'artista Geri Palamara. Il successo dell'iniziativa è stato suggellato dalla grande affluenza di pubblico e dalla presenza di numerosi ospiti ed esponenti del mondo della cultura. In effetti Alienide è stato un evento culturale unico nel suo genere perché per la prima volta un artista ha reso un omaggio palese ed evidente a ciò che la maggior parte della gente di solito rifiuta. "La mostra è essenzialmente per 'loro'..." ama dire Palamara indicando le sue opere, alcune delle quali così esplicite da non aver bisogno di alcuna spiegazione. "Loro" naturalmente sono gli alieni, o meglio gli esponenti di quelle civiltà aliene che da decenni, ma forse è il caso di dire da secoli o da millenni, ci farebbero visita. Civiltà della cui esistenza Palamara è convinto anche sulla base dell'esperienza personale. Sgomberiamo però subito il campo dagli equivoci. Geri Palamara non è uno di quegli ambigui personaggi che sostengono di essere in contatto diretto con gli extraterrestri e che magari si dichiarano ambasciatori degli alieni sulla Terra... La sua esperienza ufologica è stata breve ancorché intensa e gli ha permesso per un istante di venire a contatto con qualcosa che, è il caso di dirlo, ha influenzato tutta la sua carriera di artista. Un avvistamento in piena regola accompagnato da una acquisizione interiore dell'evento che in seguito ha avuto modo di esternarsi attraverso i canali dell'arte. Ma procediamo con ordine: Nell'Estate del 1978, Geri Palamara è in vacanza con la sua famiglia nelle isole Eolie. L'arcipelago è uno dei luoghi che egli ama di più. Qui è nato e qui ha sviluppato la sua arte osservando quella manciata di scogli che singolarmente e tutti insieme compongono uno scenario magico di impressionante bellezza. È un mondo a parte, in cui il tempo sembra fermarsi e sul quale antiche civiltà hanno lasciato mute testimonianze del loro passaggio. Da tempo Palamara dipinge quelle isole e lo fa in un modo tutto particolare, cercando di cogliere la loro essenza atemporale. Nei suoi quadri le isole sono evanescenti e lattiginose come spettri che emergono dagli abissi del tempo, immobili e immutate. C'è una ragione per tutto questo, una visione delle cose che solo un'artista può avere grazie alla sua capacità di osservare ciò che sta al di là delle cose. Ma atteniamoci ai fatti. Dicevamo del soggiorno di Palamara nelle Eolie. È un giorno di settembre del 1978. Geri, la moglie Franca e il figlioletto affittano un rustico sull'isola di Alicudi. La casa è isolata e lontana dai centri abitati. La notte stessa dell'arrivo Geri si sveglia verso le due, e apre la finestra della stanza che da sul mare. In lontananza osserva l'isola di Filicudi, illuminata dal chiarore della Luna ben visibile nel cielo. La sua attenzione però viene attratta da quella che sembra essere un'altra luna che si trova apparentemente sul pelo dell'acqua. La luce misteriosa ondeggia e con un lento andamento a zigzag sale sempre più in alto fermandosi a circa il doppio dell'altezza dell'isola che sta di fronte. Nel frattempo la moglie di Geri, Franca e il piccolo Tancredi si svegliano e osservano anch'essi il fenomeno. Il bambino nota e fa notare ai genitori che alcuni puntini luminosi rossastri si spostano sempre a zigzag molto velocemente in prossimità della sfera luminosa avvicinandosi e allontanandosi rapidamente da quest'ultima. Poi dalla sfera si staccano altre tre sfere più piccole che velocemente si posano, vicine tra loro, su un promontorio posto a circa 150 metri. Le sfere hanno una superficie quasi trasparente attraverso la quale si agitano quelle che sembrano sagome dall'aspetto umanoide. Nello stesso istante una strana luminosità entra nella stanza in cui si trova la famiglia. È una luce che Palamara definisce molto densa. La reazione del pittore, che capisce di trovarsi di fronte a un evento straordinario è quella di chiudere la finestra, in preda a un comprensibile timore. Subito la luce si attenua, anche se il fenomeno principale, quello delle sfere nel cielo, prosegue ancora a lungo. Palamara infatti apre ogni tanto gli scuri della finestra e percepisce la luminosità degli oggetti anche attraverso i vetri e le persiane chiuse. Poi si addormenta vicino al figlio. La mattina dopo si informa in paese se qualcuno ha visto oltre a lui lo strano fenomeno e per tutta risposta i pescatori non si dimostrano per nulla sconcertati dal suo racconto. Per loro si è trattato dei "mavari" (luci notturne che da tempo immemorabile, secondo le leggende locali, seguirebbero i pescatori intenti nel loro lavoro, e la cui apparizione è spesso associata a una pesca abbondante) Da quella notte l'opera dell'artista subisce un profondo cambiamento. Adesso i suoi quadri non mostrano più solo l'essenza delle isole. Strani punti luminosi, scie, e globi fanno la loro comparsa sulle tele. Alcuni quadri rappresentano l'evento ufologico vissuto in prima persona da Palamara, altri sono invece una elaborazione delle riflessioni e delle intuizioni che il pittore ha effettuato meditando profondamente sul significato di quell'esperienza. E il risultato di quelle riflessioni è la convinzione di avere assistito a una delle frequenti visite che gli esponenti di un'altra civiltà effettuano sul nostro pianeta. Palamara ha però maturato anche la convinzione che gli alieni non vengono dal profondo dello spazio, come la maggior parte della gente presuppone pensando al concetto stesso di alieno, ma da un altro tempo. Un futuro incredibilmente lontano in cui la tecnologia rende possibile i viaggi nel tempo attraverso l'apertura di varchi dimensionali che conducono in epoche diverse. In questo senso Palamara parla di "civiltà transtemporali". Forse il futuro da cui provengono questi esseri è il nostro, ma forse non lo è. Potrebbe anche trattarsi del futuro di una dimensione parallela alla nostra ma che con la nostra in qualche modo coesiste. In definitiva per Palamara un fatto ufologico sarebbe in realtà un momento in cui due diverse dimensioni vengono a contatto fra loro annullando per pochi istanti il concetto di tempo e di spazio e permettendoci di affacciarci per un attimo su un'altra realtà. Secondo l'artista, poi, questi esseri, qualunque sia la loro provenienza visitano il nostro pianeta alla ricerca di qualche cosa che si trova nel nostro passato e questo è dimostrato dal fatto che prediligono particolarmente i luoghi sacri delle Eolie, tanto da avere dato origine alle credenze sui "mavari". Non per niente alcuni quadri di Palamara mostrano oggetti e personaggi alieni che interagiscono con i nostri più antichi monumenti. Si tratta solo di supposizioni, si intende, ma la teoria di Palamara coincide con quella di molti ricercatori che vedono nella fenomenologia UFO il manifestarsi di un evento parafisico. Una realtà che interagisce con un'altra realtà, la nostra. È un'ipotesi difficile da dimostrare, certo, e di questo ne è cosciente anche l'artista. Ma laddove non può il raziocinio arriva l'intuizione, che da sempre ha guidato l'uomo nelle sue scoperte e nelle sue scelte. Del resto Palamara per quarant'anni attraverso la musica, la poesia e la pittura ha tentato proprio di comunicare la sua percezione di mondi e di dimensioni diverse e lontane che però convivono fra loro. Mondi e dimensioni che soltanto la mente aperta e sensibile di un artista può arrivare ad intuire e a fare intuire agli altri. E oggi proprio per portare a conoscenza di tutti la sua esperienza e le sue riflessioni, Palamara ha deciso di cimentarsi con successo in una mostra che rappresenta, come qualcuno ha detto, un "felice connubio tra arte e scienza". Articolo tratto da Annuario UFO edizione 1997/98 ©Europress 1997 |